martedì 24 dicembre 2013

I bassotti sono di destra o di sinistra?

Destra o sinistra non importa quasi più a nessuno.
Mentre le ideologie politiche sono sempre meno importanti, i Cittadini auspicano che la classe politica al potere si limiti a ben gestire la cosa pubblica, evitando sprechi, allocando le risorse disponibili in modo equo e soprattutto utile allo sviluppo sociale ed economico del Paese.
Invece di prepararci alla difficile competizione internazionale, i partiti hanno mostrato una classe dirigente debole, troppo spesso permeabile all'interesse particolare. In tal senso i nostri politici possono essere definiti bassotti, con tutto il rispetto per la adorabile razza canina in questione. Cosa hanno in comune?
1) Il bassotto ha fame e mangia fino a rischiare la paralisi, dovuta alla conformità del corpo, ove la lunga spina dorsale può non sopportare il peso dell'obesità. Quanti leader e politici a vari livelli approfittano del loro potere, mangiando e arraffando tutto ciò che possono fino ad arrivare alla paralisi politica! Ad essere beccati! Non conta, per loro ciò che conta è arraffare il più possibile nel periodo in cui hanno la fortuna di amministrare qualcosa.
2) I bassotti, come tutti i cani, si accoppiano quando la cagna è in calore. Quanti politici sono stati disponibili ad "accoppiarsi", nel senso di fare affari, con chicchessia, inclusi con personaggi improponibili, sempre e solo per conseguire vantaggi personali!
3) La statura piccina picciò dell'amico bassotto ricorda la bassezza dei nostri politici che parlano quasi esclusivamente dei loro interessi particolari. Basta leggere le cronache e le pagine di cosiddetta "politica" che si rimane disgustati da tanta stupidità, sia a livello locale che nazionale.
La maggior parte dei nostri politici sottovalutano il popolo italiano, atteggiamento storicamente foriero di capovolgimenti di fronte. Ciò tanto più probabile quanto i cittadini sono informati attraverso il web ed hanno la possibilità di toccare con mano, nella loro tasca, il prezzo della crisi, con i mancati introiti rispetto al recente passato, prima rinunciando ai lussi e abbassando il proprio tenore di vita, poi riducendo il loro giardinetto fino a toccare livelli di povertà.

Da molti decadi, l'Italia è in competizione economica e industriale con gli altri paesi europei e con i grandi blocchi come Asia, Cina, Africa, USA, India, Sudamerica. Quale politica lungimirante stata messa a punto investendo nell'istruzione, nella ricerca, nei tesori dell'Italia e nell'arte tutta?  Quali mezzi abbiamo messo a punto per competere e creare sviluppo e benessere del paese? Quali sono i nostri vantaggi competitivi a medio termine su cui punta la classe dirigente dell'impresa Italia? Come pensiamo di sopravvivere tra 10-20 anni? Come pensiamo di attrarre i capitali stranieri vincendo la competizione turistica di paesi a noi per alcuni aspetti simili come la Grecia, la Spagna, la Francia?
Per competere oggi i nostri figli devono parlare più lingue, essere capaci di trascorrere una parte della loro carriera in paesi lontani, comprendere mentalità e tradizioni aliene alle proprie. Quanti figli impreparati, schiavi economici del mondo futuro stiamo concependo? Quanto si sta allargando la forbice tra noi e i figli dei paesi economicamente avanzati? Diventeremo tutti bassotti?
Esiste una via di uscita democratica a questo problema? Oppure siamo banalmente destinati a sgonfiarci come un soufflé difronte alla concorrenza di altri paesi, che da decenni si addestrano nella difficile palestra della competizione internazionale, attraverso un fisco amico dell'industria e del lavoro, un mercato interno trasparente, un'istruzione moderna che prepara per le migliori imprese, uno Stato che aiuta e premia le esportazioni, una giustizia super veloce ed efficiente, una ricerca agevolata, startup innovative detassate eccetera eccetera?

Lo Stato dovrebbe limitarsi ad assicurare, attraverso dovuti ed inflessibili controlli, equità ai propri Cittadini, aria e acqua pulita, un trattamento fiscale equilibrato, leve sociali per aiutare i più deboli, la difesa del territorio, l'ordine pubblico, un ottimo ed equo servizio sanitario e poco più. E' tanto difficile?
Si è difficilissimo! Prima di tutto perché in molti non la pensano così ed in democrazia vale la maggioranza dei consensi. Inoltre è un controsenso chiedere alla classe politica ed al loro entourage di sotto-panza e porta-borse di ridurre le dimensioni di uno Stato obeso e corrotto, sorgente di sostentamento del loro mondo. Come chiedere ai nobili francesi di fare la rivoluzione che portò alla loro stessa abolizione come classe sociale dirigente. Questo non è realizzabile.  Del resto nessuno desidera la violenza della ghigliottina nel mondo contemporaneo di oggi, abituati alla diplomazia delle parole e al benessere conseguente al boom economico.

La priorità assoluta dei nostri politici dovrebbe essere quello di azzerare il debito pubblico, in modo da tassare il meno possibile il lavoro e le imprese. Per fare questo occorre che il peso dello Stato e dei suoi ingranaggi burocratici si riduca in termini sostanziali. Quando si parla di uno Stato leggero, non intendo infatti che le spese generali si abbassino di qualche punto percentuale. Mi riferisco invece ad un taglio netto che porti lo Stato ad una dimensione pari al massimo a due-tre decimi di quanto non sia ora. Con ciò mi riferisco alla totale privatizzazione di società pubbliche, di enti e partecipazioni varie, alla vendita del patrimonio immobiliare e ad una netta riduzione dei costi della politica e delle amministrazioni pubbliche. Se è vero che oggi la politica costa circa €750 al cittadino italiano, questa dovrebbe ridursi a €150-200 al massimo. I politici questo non lo faranno mai, perchè perderebbero i consensi di coloro che perderebbero il posto di lavoro assicurato, senza pensare che molti di questi sono lavori inventati, che non danno alcun valore aggiunto.

Oggi i partiti sono fiere incontrastate di questa dilaniata repubblica, gestiti da poteri forti celati dietro imperi industriali e dei media, che possono influenzare le grandi masse attraverso i canali informativi da loro stessi gestiti. Tutto questo rende la nostra politica bassotta. Sembra quasi che l'unica via di uscita sia quella di andare all'estero a studiare, a fare esperienze professionali importanti, a comprendere il mondo nuovo che poi forse in parte contribuiranno ad importare in Italia sotto bandiere straniere. Bene questo sito invece vuole rappresentare una speranza di chi crede ancora nell'Italia e desidera, nel suo piccolo, dare un contributo al nostro futuro, per meritarci qualcosa di meglio. Per fare questo abbiamo bisogno della partecipazione di tanti, che capiscano che non siamo più disposti a farci gestire da una banda bassotti!

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