giovedì 19 dicembre 2013

Partecipazione attiva dei cittadini e sussidiarietà

Il titolo V della Costituzione, modificato e sottoposto a referendum confermativo nel 2001, nell’ultimo comma dell’articolo 118 recita: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.”.

Prima i cittadini potevano organizzarsi per fare anche servizi normalmente gestiti dall’Ente Pubblico preposto, ma la loro azione rientrava tra quelle cosiddette “accessorie” che volontariamente il cittadino metteva a disposizione di un gruppo di associati senza alterare il diritto dovere dell’Ente pubblico di assicurare il servizio alla popolazione. Ad esempio, da molti anni esistono in Italia gruppi di cittadini che compiono attività di trasporto infermi e d’assistenza che danno sicuramente un aiuto, ma che non sono in alcun modo vicari del servizio pubblico che è assicurato attraverso gli organi regionali.Il nuovo dettato dell’ultimo comma dell’articolo 118 della Costituzione invece afferma che i cittadini possono contribuire allo svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà. Ora si tratta di vedere come mobilitare questa grande risorsa che, in linea di principio, è possibile rendere disponibile. Infatti, la norma costituzionale prevede l’incontro di due volontà: quella dei cittadini che effettivamente desiderano svolgere un’attività d’interesse generale e quella delle Istituzioni pubbliche che, non solo devono essere favorevoli ad accogliere quest’iniziativa, ma ne favoriscono lo sviluppo e l’inserimento in un quadro generale istituzionale.

E’ necessario quindi considerare che il nuovo dettato costituzionale riconosce al cittadino che vuole impegnarsi attivamente un ruolo effettivo per realizzare un governo allargato di quelle attività generali che hanno un impatto sociale e una ricaduta sui cittadini stessi. Inoltre occorre evidenziare che le azioni attuate dai cittadini in base al principio di sussidiarietà producono effetti tutelati dal diritto, essendo essi legittimati a perseguire l’interesse generale con iniziative autonome.

Appare evidente che questo tipo d’attività, affinché possa dispiegare effetti benefici, ha bisogno di essere guidata e coordinata dall’Ente Pubblico: ecco perché l’ultimo comma dell’articolo 118 esordisce proprio riconoscendo in capo all’Ente Pubblico il dovere di favorire le autonome iniziative dei cittadini in modo che possano svolgere effettivamente un ruolo sussidiario.

È necessario quindi che la Politica e la Pubblica Amministrazione riescano a valorizzare l’apporto che i cittadini possono dare, svolgendo attività di interesse generale con organizzazione autonoma, individuando specifici ambiti d’attività. Potremmo quindi ipotizzare uno scenario in cui cittadini e imprese si uniscono, sotto la guida dell’Ente Pubblico, non più per tutelare un diritto egoistico, bensì per svolgere un’attività di interesse pubblico.

In conformità a questa possibilità evocata dal principio di sussidiarietà inserito nel dettato costituzionale si può pensare che l’attività conseguente possa rivolgersi sia alla produzione che alla cura di Beni comuni. Si

tratta quindi di far fare un salto di qualità alle tante iniziative benefiche per inserirle in un contesto che produca effetti stabili con diritti e doveri conseguenti.

Per questo motivo è indispensabile che l’Ente Pubblico individui con lungimiranza le attività in cui convogliare le risorse poste a disposizione dai cittadini e le sostenga affinché non si disperdano, ma si concentrino in attività specifiche con capacità di svolgere servizi per la comunità, migliorando così la gestione complessiva della cosa pubblica. Il rischio è che questo nuovo modo di gestione dei Beni comuni sia affrontato in maniera sporadica, affidandolo a sperimentazioni, con scarsa convinzione, senza un vero impegno strategico e, quindi, senza il reale coinvolgimento dell’Ente Pubblico nel suo insieme.
D’altra parte i problemi che assillano la nostra società non sono dovuti solo alla quantità delle risorse, ma investono aree che stanno man mano emergendo, perciò è quanto mai utile un ruolo attivo dei cittadini se vogliamo raccogliere risultati importanti per governare il processo di sviluppo della Società. Infatti, l’alleanza tra Ente Pubblico e cittadini attivi per la gestione di Beni comuni comporta l’utilizzo di un grande patrimonio di risorse intellettuali e di relazioni sociali a vantaggio dell’intera comunità. Questo sistema di gestione inoltre può ridurre i comportamenti faziosi e riportare la politica a svolgere il ruolo propulsore dello sviluppo sociale, anticipando quindi le tendenze senza inseguire i problemi come purtroppo ora accade.

Giova ricordare che il secondo comma dell’articolo 4 della nostra Costituzione recita: ”Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. È evidente quindi che l’Ente pubblico ha il dovere di allargare la gamma dei modi di intervento per raggiungere i propri fini istituzionali. In conseguenza di ciò il modello di amministrazione attuale di tipo verticale dovrà man mano trasformarsi in un modello orizzontale fondato sulla collaborazione e sulla comunicazione per affrontare in modo efficace i problemi di una società che sta diventando sempre più complessa e difficile da amministrare. 

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