martedì 1 aprile 2014

Economia sociale di mercato

La politica e le imprese stanno guardando, seppur con occhiali diversi, a un particolare tipo di economia che è sinteticamente descritto come economia sociale di mercato (ESM). Questa filosofia fu portata avanti con molto impegno dalla corrente socio‐economica liberale della scuola di Friburgo, fin dagli anni trenta, per affrontare la crisi economica e politica della Germania. Tuttavia, per trovare l’affermazione del principio di economia sociale in un documento di rango superiore dobbiamo aspettare i trattati sull’Unione Europea.
Infatti, la versione consolidata del trattato sull’Unione Europea pubblicata nella gazzetta ufficiale dell’Unione Europea C83/13 del 30 marzo 2010, al Titolo I, il comma 3 dell’articolo 3 recita:
“L'Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico. L'Unione combatte l'esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociale, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore. Essa promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri. Essa rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo”.
L’esperienza della Repubblica Federale Tedesca ha mostrato risultati positivi dal punto di vista della cooperazione sociale e delle relazioni tra imprese e sistema bancario. Inoltre il modello ESM tedesco non ha bloccato, anzi ha favorito la concorrenza nei mercati ottenendo risultati interessanti di crescita degli utili, dei salari e del benessere sociale. Come enunciato dalla Comunità Europea, oggi è necessario riconciliare i mercati con l’esigenza solidaristica molto sentita da larghi strati della popolazione. In aggiunta, la crisi economica ha reso evidente la necessità di tenere insieme le esigenze delle imprese con quelle della società. Il nostro paese sta portando avanti esperienze nel settore della cooperazione, in quello delle fondazioni e dei soggetti non profit e ora sta guardando con attenzione alla ESM, aprendo un dibattito sulla possibilità di conciliare il giusto profitto con la competizione, il progresso sociale e la sostenibiltà ambientale.

Le imprese che seguono i principi dell’economia sociale di mercato si basano essenzialmente sulla piena condivisione da parte della proprietà, della dirigenza e di tutte le persone che lavorano per l’azienda dello scopo per cui essi lavorano. Ognuno svolge il suo ruolo per assicurare un’equa remunerazione del capitale, un giusto riconoscimento dei meriti, con retribuzioni adeguate che, comunque, consentano all’azienda stessa di stare sul mercato e di svilupparsi. Una grande attenzione, quindi, allo sviluppo di prodotti o servizi che costituiscano un vantaggio a lungo termine per la società, da cui discende l’attenzione continua tesa a eliminare lo spreco di risorse e alla riduzione rilevante dei rischi d’inquinamento e depauperazione dell’ambiente.
In sintesi l’economia sociale di mercato ha come base quella dell’economia di concorrenza per cui non va a modificare questo modello, ma lo integra nell’interesse della società.

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